Il Corano. Il Libro sacro della civiltà islamica by Paolo Branca

Il Corano. Il Libro sacro della civiltà islamica by Paolo Branca

autore:Paolo Branca [Branca, Paolo]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Il Mulino
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Anche di questi casi dovettero preoccuparsi gli esperti, poiché da divergenze a proposito dell’interpretazione di alcuni passi avrebbero potuto svilupparsi tendenze differenti se non opposte e sorgere contrasti anche gravi e pericolosi per l’unità della Umma. Non mancarono però anche quanti guardavano con sospetto o disapprovavano l’opera dei commentatori, specialmente quando questi si soffermavano su versetti oscuri o ambigui dei quali – come abbiamo visto – il Corano stesso sconsigliava di occuparsi: pretendere di spiegarli a ogni costo poteva infatti generare ancor più confusione. Nonostante tutto, la necessità di fornire chiarimenti e delucidazioni a proposito di un testo tanto letto e di così grande importanza finì comunque col prevalere.

In generale si cercò di ricostruire un parallelo tra il testo coranico e i vari momenti della vita del Profeta e della primitiva comunità musulmana, anche per poterne stabilire la probabile cronologia e comprendere meglio il senso delle affermazioni e delle disposizioni in esso contenute, mettendone i vari passi in relazione con fatti ed episodi che furono definiti asbâb al-nuzûl (motivazioni o occasioni della rivelazione). Se ciò era indispensabile per le parti esortative e normative, per quelle invece edificanti e narrative erano necessari altri tipi di spiegazioni e si doveva adeguatamente tener conto anche delle differenze stilistiche legate a ciascun genere e alle sue finalità.

Ma determinare lo scopo di ogni espressione coranica in particolare e dell’intero Testo sacro nel suo complesso rappresentava un compito che poteva essere affrontato con approcci sensibilmente diversi: i commentatori potevano infatti limitarsi a spiegare su basi linguistiche il senso oggettivo di ogni passo – e in questo caso si parla di tafsîr, o esegesi – o pretendere di spingersi oltre, cercando di definire gli intenti ultimi del messaggio coranico: in questo caso si può parlare di ermeneutica, o ta’wîl, termine che significa «ricondurre all’origine», un lavoro dunque più interpretativo che semplicemente descrittivo. Questa duplice polarità rifletteva due orientamenti di fondo che si affrontavano all’interno della comunità islamica anche su altre questioni. Favorevoli al mero tafsîr erano prevalentemente i sunniti, alcuni dei quali spingevano la propria fedeltà al testo qual era fino a una sorta di letteralismo che rifuggiva a qualsiasi forma di interpretazione allegorica: da qui la denominazione di zâhiriti, ossia «essoterici» o «legati al senso manifesto del testo». Da parte di alcuni di essi si poteva giungere persino a una sorta di antropomorfismo: dato che il Corano parla di «occhi» e «mani» di Dio, ciò era ritenuto vero e da interpretare alla lettera piuttosto che metaforicamente. Gli sciiti e altri gruppi più aperti allo sforzo interpretativo (come filosofi e mistici) erano invece maggiormente inclini al ta’wîl, ossia a un orientamento esoterico, detto bâtinita, che però poteva spingersi a letture talmente simboliche degli attribuiti e degli atti divini da far temere che quanto veniva esplicitamente affermato nella rivelazione fosse portato su un piano di astrazione così spinto da costituire una specie di «spoliazione» dell’Essere Supremo e delle Sue prerogative. Per interesse di parte gli sciiti si sforzavano inoltre di rintracciare nel Corano versetti che alludevano al diritto



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